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Articolo 7: attualità

Il nuovo Concordato, firmato il 18 febbraio 1984, introduce molteplici e sostanziali innovazioni al Concordato del 1929. Le principali novità del Concordato furono: la caduta dell’affermazione anacronistica di uno Stato confessionale, così come dell’ingerenza statale nelle nomine dei vescovi e la fine del privilegio dei matrimoni cattolici rispetto a quelli civili. Non veniva più garantito l’automatismo di efficacia delle sentenze ecclesiastiche di nullità delle nozze cattoliche, sottoposte invece al vaglio delle Corti d’appello, come ogni sentenza straniera. Fu precisato il rapporto tra insegnamento religioso e laicità della scuola pubblica; diventava facoltativa l’adesione all’ora di religione cattolica. Si ebbero pure successive intese con la Cei per l’ora di religione. Intanto, già nel 1985, usciva la legge sul regime fiscale per il sostentamento del clero, quella sull’otto per mille e il contributo dei cittadini alle opere delle Chiesa, così come di altri culti. Non è lo Stato a farsi carico di questi stipendi e neanche il Vaticano. Gli stipendi dei preti vengono erogati dall’Istituto centrale per il sostentamento del clero (Icsc): un organo della Cei (Conferenza Episcopale Italiana) il cui compito è appunto quello di gestire tutti gli stipendi di preti, parroci, cardinali, vescovi. Il sostentamento del clero però trae forza e risorse anche da altre entrate e in particolare da:

  • donazioni libere dei cittadini;
  • una percentuale di 8×1000.

Riportiamo di seguito lo stipendio medio percepito da ciascuna figura ecclesiastica:

  • prete semplice: circa 1.000 euro per 12 mensilità;
  • parroco: circa 1.200 euro al mese;
  • vescovo: può raggiungere i 3.000 euro al mese;
  • cardinali: fino a 5.000 euro al mese più bonus.

Per quanto riguarda il Papa, la massima carica della Chiesa cattolica, egli attualmente non percepisce uno stipendio perché Francesco vi ha rinunciato. Il suo predecessore Ratzinger aveva stabilito una cifra pari a 2.500 euro.

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