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Articolo 67

Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.

articolo 67

Storia

L’art. 67 fu votato dall’Assemblea senza discussione. Tuttavia, in sede di elaborazione, ricevette critiche anche aspre. Quanto alla prima parte, l’on. Umberto Terracini sostenne che questo non avrebbe rallentato «i legami tra l’eletto e il partito che esso rappresenta» e che, anzi, avrebbe potuto essere valido in passato quando il deputato si sentiva anche rappresentante di interessi di classe. Circa la seconda parte (il vincolo di mandato), l’on. Ruggero Grieco argomentò in questi termini la sua contrarietà: i deputati sono tutti vincolati ad un mandato: si presentano difatti alle elezioni sostenendo un programma, un orientamento politico particolare.

Spiegazione

L’articolo 67 riconosce l’idea che un eletto in Parlamento debba rappresentare l’interesse comune e non l’interesse di un piccolo gruppo o di una classe. Questo principio è stato anche ribadito da una sentenza della Corte costituzionale, la quale ha dichiarato illegittime le norme che imponevano una quota prestabilita di candidati di sesso femminile (le cosiddette quote rosa): questo perché le elette si sarebbero trasformate nelle rappresentanti di un gruppo di interesse destinate ad agire, rispetto ad esso, con scarsa autonomia. Quanto al libero mandato, questo può essere inteso sia come vero e proprio obbligo per i parlamentari di non tenere conto di eventuali accordi con gli elettori, sia come libertà di scelta di uniformarsi o di discostarsi liberamente dalle indicazioni del proprio gruppo parlamentare di appartenenza.

Curiosità

Quello della libertà di mandato è un argomento controverso: vediamo i due aspetti della questione.
Senza libertà di mandato, un parlamentare non sarebbe altro che una pedina del proprio partito, privo della possibilità di scelte autonome. Il vincolo di mandato potrebbe impedire a un parlamentare di svolgere con coscienza il proprio lavoro. Inoltre il voto a un candidato esprime la preferenza per la sua persona e le sue idee, non solo quella per il partito con cui si presenta alle elezioni.
D’altro canto, proprio in base alla libertà di mandato, un candidato può essere eletto in un partito e poi “cambiare casacca”, passando a un altro partito, magari dalla maggioranza all’opposizione (facendo così cadere il Governo) o dall’opposizione alla maggioranza (divenendone la “stampella” nei momenti di difficoltà). In questo modo la libertà di mandato svincola il parlamentare dalla permanenza nel partito in cui è stato eletto.

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