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Articolo 43

Ai fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazione di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale.

Articolo 43

Spiegazione

L’articolo si occupa della collettivizzazione delle imprese, ovvero del trasferimento della proprietà e della gestione di un’azienda a una collettività o a un ente pubblico, come lo stato, una regione, un comune. Il trasferimento di proprietà deve rispettare tre condizioni: il fine di utilità generale (per esempio, impedire che i privati possano esercitare la propria influenza su interi settori economici); il carattere di preminente interesse generale (può riguardare, per esempio, imprese che operano nei servizi pubblici essenziali, nel settore energetico e in regime di monopolio); l’indennizzo (per i trasferimenti che avvengono mediante l’espropriazione), che dev’essere effettivo e non meramente simbolico)

Storia

Circa l’art. 43 la discussione si incentrò su due proposte di emendamenti. La prima – a opera dell’on. Epicarmo Corbino (Gruppo misto) – chiedeva la soppressione delle parole «o a comunità di lavoratori o di utenti» in quanto «espropriare dei privati per dare ad altri privati non dovrebbe corrispondere allo spirito della disposizione contenuta nell’articolo».
Posto in votazione, l’emendamento fu respinto, in quanto gli interessi di una comunità sono diversi di una singola persona privata.
L’on. Francesco Colitto (Uomo Qualunque) propose che gli indennizzi venissero stabiliti dalla legge, ma si obbiettò che lo stabilire gli indennizzi venisse compito o dell’autorità giudiziaria o dell’autorità amministrativa, a seconda dei casi, sempre nei criteri stabiliti dalla legge.

Attualizzazione

Nell’ambito di una massiccia opera di privatizzazione imposta dall’Unione europea, molte delle aziende statali risalenti agli anni ’50 e ’60, come Eni, Sip e Enel sono state trasformate in Spa e vendute a privati. Alcuni tradizionali monopoli di Stato sono pertanto gestiti oggi in regime di concorrenza con i privati, come il servizio postale (non più affidato solo a Poste Italiane, per quanto solo i dipendenti di quest’ultima vengano considerati «pubblici ufficiali»), gli ospedali (che convivono con le cliniche private), la televisione, la radio, le centrali del latte, la lavorazione e vendita dei tabacchi, i trasporti.

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