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Articolo 11 – Attualità

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”  

ARTICOLO 11

La maggior parte delle missioni militare italiane si trovano in Africa. Esse sono 18 e si suddividono in Egitto, Tunisia, Libia, Niger, Repubblica Centrafricana, Somalia, Mali, Gibuti. L’obiettivo di queste missioni è il contenimento e la gestione dei flussi migratori o il supporto ai governo di aree instabili. 

·  La maggioranza delle forze italiane si trova in Somalia, ex colonia italiana, coinvolta nell’operazione navale Eunavfor Atalanta, con il compito di prevenire e contrastare la pirateria e rafforzare le istituzioni locali. 

·  In Niger, l’Italia supporta il Paese africano, contrastando i traffici illegali e aumentando la capacità delle autorità nigerine di controllo e sorveglianza delle frontiere. 

·  In Gibuti, la base militare italiana garantisce il supporto logistico agli assetti nazionali in transito sul territorio e a quelli impegnati nelle operazioni nella regione somala e forma la polizia locale. 

Nel continente asiatico l’Italia concentra quasi la metà delle forze armate impegnate in missioni militari nel mondo. La partecipazione più significativa riguarda tre paesi, dove si concentra circa il 40% dei soldati italiani coinvolti in missioni internazionali:  

1.  Il LIBANO: in questo paese l’Italia ha il comando generale dell’intera missione ONU, con 1.076 unità più altre 140 per l’addestramento delle forze armate libanesi, per un totale di oltre 1.200 soldati presenti; 

2.  L’IRAQ: qui l’Italia agisce a supporto della NATO nella formazione dell’esercito iracheno e delle istituzioni impegnate nella stabilizzazione del territorio dopo la sconfitta dell’Isis, con 1.100 unità (in Iraq l’Italia ha pagato il maggior contributo in termini di caduti); 

3.  L’AFGHANISTAN: qui l’Italia è presente con 800 unità, in diminuzione rispetto al 2018 quando erano 900. L’Italia è presente sul suolo afgano sin dal 2001, quando appoggiò il governo americano nell’invasione dell’Afghanistan, giustificata in quanto appartenente all’ambito della guerra al terrorismo, seguita agli attentati dell’11 settembre 2001, con lo scopo di distruggere al-Qāʿida e di catturare o uccidere Osama bin Laden. 

In Europa l’Italia partecipa a 14 missioni, divise in missioni di terra e di mare. Tra le prime spicca la notevole presenza in: 

1. KOSOVO, dove la KFOR (Kosovo Force) entrò il 12 giugno 1999 su mandato delle Nazioni Unite, con compiti di peacekeeping.  

All’epoca il Kosovo stava affrontando una grave crisi umanitaria, con scontri quotidiani tra le forze militari della Repubblica Federale di Jugoslavia e le forze paramilitari dell’Ushtria Çlirimtare e Kosovës (UCK) (Esercito di liberazione del Kosovo), che cercavano di raggiungere l’indipendenza dalla Serbia (obiettivo raggiunto solo nel 2008). La tensione tra i gruppi etnici era molto alta, così come era alto il numero delle vittime degli scontri con quasi un milione di profughi che avevano lasciato la regione.  

Questa missione, che aveva proprio il compito di proteggere la popolazione civile, è ad oggi (dati riferiti al 2020) costituita da 27 nazioni contributrici, a comando italiano. Nonostante si sia arrivati alla tanto sperata indipendenza, la presenza della KFOR resta necessaria per garantire la sicurezza e la stabilità in Kosovo, mentre il processo diplomatico portato avanti dalle Nazioni Unite prosegue.  

2. Diversi altri paesi dell’area balcanica con 68 unità, di cui 44 in ALBANIA, per l’assistenza e formazione della polizia locale.

Nel Mar Mediterraneo invece l’Italia partecipa a tre missioni:  

1.  MARE SICURO, su richiesta del presidente libico Al Serraj in supporto alla guardia costiera libica; 

2.  SOPHIA su mandato dell’Unione Europea per contrastare i trafficanti di esseri umani (520 unità, una nave e tre aerei); 

3.  SEA GUARDIAN (54 unità e una nave) per prevenire o combattere attacchi terroristici. 

In sintesi, oltre 1.300 unità delle forze armate italiane sono impiegate per raggiungere due precisi obiettivi: contrasto all’immigrazione irregolare proveniente dal Mediterraneo al fine di diminuire le partenze verso le coste italiane e supporto alla stabilizzazione della Libia. 

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