“La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.
Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici.
L’ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica.”
Spiegazione
La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino, senza distinzioni di sesso, lingua, razza, religioni, opinioni politiche, condizioni sociali, in attuazione del principio di eguaglianza (art. 3 Cost.), ma anche della responsabilità che discende dal dovere di solidarietà. Perché quel complesso di valori che il termine racchiude è patrimonio di ogni cittadino; che ciascun cittadino, senza distinzioni, è chiamato a “difendere”. La difesa della Patria così intesa, non è dunque, sinonimo di difesa armata; tutti possono concorrere, anzi devono concorrervi, in omaggio al principio di solidarietà sociale e politica.
A causa dell’evolvere del contesto internazionale dal secondo dopoguerra ad oggi nonchè delle nuove tecnologie con le quali si fronteggiano i belligeranti, lo stesso legislatore ordinario ha preso atto che era ormai obsoleta la previsione della leva obbligatoria: pertanto, con con la legge 6 marzo 2001, n.64, essa è stata eliminata e sostituita dal servizio militare su base volontaria (tutto ciò a decorrere dal 1 gennaio 2005), dopo che era stato introdotto il servizio militare professionale con la legge 14 novembre 2000, n. 331. Parallelamente, lo stesso servizio civile alternativo alla leva ha perso il carattere di obbligatorietà acquisendo quello della volontarietà.
L’ultima parte dell’articolo 52 può sembrare contraddittoria e di frequente smentita dai fatti. Essa afferma che l’ordinamento delle forze armate si conforma a uno spirito democratico. Ma come è possibile che un’organizzazione gerarchica e piramidale com’è tipicamente quella militare possa essere compatibile con i principi della democrazia? In realtà, tutto ciò che i Padri costituenti volevano dire è che, anche nel rispetto dei gradi dell’esercito, l’organizzazione militare deve prima di tutto tener conto dei diritti fondamentali del cittadino: diritti che non possono mai essere lesi. L’esigenza di specificare tale principio nasce proprio dal fatto che, nelle forze armate, l’organizzazione interna è fondata sul potere riconosciuto ai vertici, un potere però di cui questi non possono abusare, sconfinando nella coercizione. Anche questa istituzione dunque, nonostante il rigore che la deve contraddistinguere, deve restare fedele ai valori della nostra democrazia.