Dibattito dell’Assemblea Costituente
Il 2 giugno 1946 venne indetto un referendum a suffragio universale per stabilire la forma di governo dello stato italiano dopo la seconda guerra mondiale. Tra la forma di governo monarchica e quella repubblicana, furono più quelli che votarono per la seconda opzione, e così lo stato italiano divenne una repubblica democratica.
L’identità repubblicana dell’Italia è proprio ciò che viene sancito nella prima versione dell’Articolo 1, proposta il 28 novembre 1946 da Mario Cevolotto, membro dell’Assemblea Costituente creata appositamente per stilare le leggi del nuovo stato. Gli altri membri dell’Assemblea la ritennero però incompleta riguardo agli aspetti che lo stato doveva presentare, e il deputato Aldo Moro propose il riferimento al lavoro. Il 22 marzo 1947 si festeggiò un compromesso. Quel giorno l’assemblea costituente approvava definitivamente l’articolo 1 della Costituzione «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Il compromesso era la parola «lavoro», le sinistre avrebbero voluto definire la nascente Repubblica «dei lavoratori», la proposta venne bocciata da 239 no contro 227 sì. Fu un emendamento del giovane Amintore Fanfani e di Egidio Tosato a trasformare «lavoratori» in lavoro, il senso venne da tutti accettato.